Ernia Cervicale: Cause, Sintomi e Trattamenti

Il primo tratto della colonna vertebrale è il rachide cervicale che è formato dalle prime 7 vertebre cervicali, articolate tra loro e connesse tramite il disco intervertebrale, una struttura molle costituita da fibre di collagene, con un nucleo polposo contenuto da un anello fibroso detto anulus.

Tale disco intervertebrale ha il compito di agire come una sorta di cuscinetto ammortizzatore e di favorire una migliore distribuzione dei carichi tra le vertebre che separa.

Una delle patologie più diffuse di questo tratto è l’ernia cervicale.

Che cos’è l’ernia cervicale?

L’ernia cervicale, o ernia del disco cervicale, è la fuoriuscita di una parte del nucleo polposo del disco, dopo una lacerazione dell’anulus, erroneamente associata a termini quali “bulging discale” o protrusione discale, generando confusione.

Il “bulging discale” e/o la protrusione non sono la vera ernia discale, ma rappresentano la forma iniziale dell’ernia, con il disco che protrude nel canale vertebrale, ma che è ancora contenuto dall’anulus fibroso, e dunque non è fuoriuscito dalla sua sede naturale (Fig. 1).

Fig 1 – Immagine tratta dal Web

L’ernia cervicale è un problema molto comune della colonna vertebrale. Molti soggetti ce l’hanno senza saperlo mentre per altri causa sintomi, a volte, gravi e invalidanti.

Quali sono i sintomi più comuni della cervicalgia?

Il sintomo più comune che viene riferito è il dolore cervicale o cervicalgia, ma solo tale disturbo non è sinonimo di ernia cervicale; spesso il paziente lamenta una sintomatologia di natura neurologica lungo uno o entrambi gli arti superiori, sino alle dita delle mani, conseguenza della irritazione di una radice nervosa per contatto diretto con l’ernia discale, la cosiddetta radiculopatia.

Tali sintomi si presentano lungo un preciso territorio radicolare ed interessano l’arto superiore destro o sinistro in base alla sede di fuoriuscita dell’ernia che può essere postero-laterale a destra o sinistra nel canale vertebrale; tale ernia può essere di consistenza molle (cartilaginea), oppure dura formando i cosiddetti osteofiti che si presentano nella condizione clinico-radiologica definita spondilosi cervicale.

I sintomi più comuni della radiculopatia consistono quindi in:

  • dolore
  • formicolio
  • sensazione di addormentamento o torpore
  • sensazione di bruciore o scossa elettrica
  • vertigini (dovuti alla rigidità e verticalizzazione del collo che spesso accompagna l’ernia cervicale, o in fasi avanzate di spondilosi cervicale, quindi NON duvute all’ernia stessa)

Qualora l’ernia discale molle o dura, sia molto voluminosa, l’irritazione e la compressione delle strutture nervose dentro il canale vertebrale interessa anche il midollo spinale, non solo le radici nervose, e si determina il quadro clinico di mielopatia, con un corteo sintomatologico molto più grave a carico del paziente, con disturbi clinici che interessano tutto il corpo, in particolare:

  • formicolio e senso di intorpidimento a livello del busto e lungo le gambe
  • problemi di motilità fine alle mani ed alle braccia con caduta degli oggetti dalle mani
  • andatura goffa e tendenza a inciampare
  • deficit di equilibrio e coordinazione
  • disturbi sfinteriali con urgenza minzionale o stipsi ostinata

Quali sono le cause di questa patologia?

L’ernia cervicale riconosce diversi fattori causali. I principali sono i traumi al collo (il classico colpo di frusta), la degenerazione del disco dovuta all’invecchiamento, il sovraccarico funzionale del tratto cervicale ed un atteggiamento posturale errato.

Altri fattori di rischio meno comuni per lo sviluppo di un’ernia cervicale sono: alterazioni della normale struttura vertebrale, predisposizione genetica e familiarità, malattie del tessuto connettivo.

In dettaglio possiamo evidenziare:

  • Traumi al collo
    Un trauma al collo molto violento può sottoporre l’anulus dei dischi intervertebrali a uno stress tale da provocare la lesione delle sue fibre fino agli anelli più esterni: si viene così a creare un’apertura per la fuoriuscita del nucleo polposo.
    Un trauma al collo che può avere queste conseguenze è il cosiddetto colpo di frusta, un infortunio in cui incorrono in genere le persone coinvolte nei tamponamenti automobilistici, che possono risalire anche a diversi anni prima della comparsa dell’ernia cervicale.
    Durante un colpo di frusta, il collo compie un movimento improvviso, violento e oltre i limiti fisiologici di iperestensione, prima, e flessione, poi, con rapida decelerazione.
  • Degenerazione dei dischi correlata all’età
    La degenerazione dei dischi correlata all’invecchiamento è, di fatto, un fenomeno fisiologico.
    Con l’avanzare dell’età, i dischi perdono la loro caratteristica quota di idratazione, diventando meno elastici e resistenti; inoltre, le fibre dell’anulus sviluppano microlesioni che compromettono la funzione contenitiva nei confronti del nucleo polposo.
  • Sovraccarico funzionale
    Sollecitare spesso il collo sollevando carichi di una certa rilevanza può, con il tempo, creare delle microlesioni all’anulus che culminano in un’apertura da cui può, infine, fuoriuscire il nucleo polposo.
    Un esempio potrebbe essere praticare sport con eccessivo sollevamento di peso senza la giusta preparazione atletica.

Come diagnosticare l’ernia discale cervicale?

Per una corretta diagnosi dell’ernia discale cervicale, innanzitutto è indispensabile che il paziente afferisca da uno specialista neurochirurgo per adeguata raccolta dell’anamnesi, della storia clinica e esame obiettivo neurologico, a seguito del quale è già possibile individuare il livello cervicale interessato in quanto ogni radice nervosa ha un suo preciso territorio di distribuzione corporeo (Fig.2).

Fig 2 – Immagine tratta dal Web

Successivamente lo specialista prescrive degli esami radiologici per conferma diagnostica, tra i quali troviamo:

  • radiografia del rachide cervicale: evidenzia spondilosi o lesioni ossee, non evidenzia ernia discale molle
  • Elettromiografia: tramite inserimento di piccoli aghi in determinati muscoli, registra l’attività elettrica dello stesso, e pertanto valuta se il nervo è funzionante ed in che punto conduce male, ma non valuta le cause del danno al nervo
  • TAC del rachide cervicale: evidenzia ernia discale sia molle che dura, ed i rapporti con le strutture del canale vertebrale (midollo e radici nervose)
  • Risonanza Magnetica del canale vertebrale: esame generalmente più indicato per la diagnosi, in quanto visualizza in maniera più dettagliata le strutture nervose, individuando anche danni al midollo spinale come alterazioni di segnale in alcune sequenze specifiche. Tale esame può essere eseguito anche nei bambini o donne incinte, poichè non utilizza radiazioni, tuttavia necessità che la persona non abbia protesi impiantate o corpi metallici che non siano compatibili con RM.

In relazione all’esito della visita specialistica e degli esami neuroradiologici eseguiti, viene valutata la migliore opzione terapeutica; qualora il paziente presenta solo una sintomatologia dolorosa o sensitiva, il trattamento in prima istanza è conservativo, basandosi su:

  • riposo funzionale: evitare sforzi fisici a carico del rachide cervicale
  • terapia medica con assunzione di farmaci antiinfiammatori ed antidolorifici, quali FANS o derivati della morfina
  • impacchi di ghiaccio o fonte di calore sulla zona dolorosa
  • fisioterapia con esercizi per il rinforzo muscolare del collo ed il miglioramento della mobilità cervicale, e di terapie elettromedicali quali TENS, ultrasuoni e laser

Trattamento chirugico dell’ernia discale

Qualora il trattamento conservativo non sortisce i benefici sperati, la sintomatologia persiste da diversi mesi, oppure il paziente presenti sin dall’inizio o sviluppi successivamente un deficit motorio, viene posta indicazione a trattamento chirurgico dell’ernia discale; quando insorge il danno motorio significa che la radice nervosa è gravemente danneggiata, e bisogna rimuovere in breve tempo la compressione data dall’ernia stessa.

L’intervento avviene in microchirurgia praticando una piccola incisione sulla parte anteriore del collo, arrivando sulla colonna vertebrale, con asportazione completa del disco intervertebrale interessato ed inserimento al suo posto di una gabbietta di metallo (cage). La ripresa è veramente rapida, il paziente è in grado di camminare autonomamente il giorno successivo all’intervento e viene dimesso a distanza di 48 ore con indicazione a cautela per trenta giorni. E’ un intervento di breve durata (circa 2 ore) e i rischi sono minimi e rari (dal 3 al 5%) e comprendono emorragie, formazione di ematomi con difficoltà respiratorie, infezioni, mobilizzazione del mezzo protesico in caso di fusione ossea inadeguata.

Come ridurre il rischio di sviluppare un’ernia discale

Non è sempre possibile prevenire un’ernia discale cervicale, ma esistono modi per ridurre il rischio di svilupparla:

  • Mantenere una postura corretta
  • Fare attività fisica regolare per mantenere un peso adeguato
  • Stretching e rafforzamento dei muscoli
  • Usare tecniche corrette nel sollevare i pesi, facendosi seguire da un istruttore esperto e qualificato
  • eseguire cicli di Fisioterapia per rieducazione posturale
  • riposo fisico in caso di comparsa di cervicalgia
  • attenzione alla guida di veicoli

Una regolare attività fisica è un modo efficace per ridurre il rischio di sviluppare un’ernia del disco. Possono aiutare esercizi aerobici ed esercizi di stretching e rafforzamento muscolare specifici. Gli esercizi aerobici, come nuotare (dorso o stile libero) e camminare, migliorano la forma fisica generale e in genere rafforzano i muscoli.