Allergie: quali esami fare?

La parola chiave di molti disturbi in questi ultimi anni è: allergie. Che sono sempre più diffuse e in aumento tra la popolazione: negli anni Sessanta le allergie colpivano il 5% della popolazione, nel 2025 arriveranno al 50%.

I due tipi di esami che solitamente vengono condotti per accertarsi della presenza di un’allergia in corso sono i test cutanei e gli esami del sangue.

Tutti possono effettuare test allergologici, adulti e bambini: sarà l’allergologo a decidere quale test è più adeguato all’età e al tipo di allergia sospettata nel paziente, alla sua storia familiare e alla sua storia clinica.

I test cutanei sono di due tipi: il test percutaneo e il test intracutaneo. In un test percutaneo, i sospetti allergeni vengono strofinati o inseriti in una piccola incisione sulla pelle del paziente, solitamente quella dell’avambraccio: il test è condotto per più allergeni contemporaneamente e reazioni quali gonfiore moderato e arrossamento rivelano la reazione agli allergeni presi in considerazione. In un test intracutaneo, invece, l’allergene viene iniettato direttamente sottopelle: si tratta di un esame molto più sensibile e che, per questo motivo, potrebbe anche dare risultati falsati o produrre reazioni sistemiche.

Il grande vantaggio dei test cutanei è l’immediatezza dei risultati, che giungono dopo circa 20 minuti dall’inizio del test.

Bisogna, però, aspettare almeno altri 30 minuti per osservare eventuali reazioni più forti all’allergene, soprattutto se si è effettuato un test intracutaneo. Talvolta possono presentarsi reazioni ritardate, che tendono a scomparire dopo circa 24-48 ore. In questo caso, però, bisogna comunque comunicarlo al medico.

L’esame del sangue è principalmente volto alla ricerca, nel circolo sanguigno, di anticorpi agli allergeni specifici.

Il RAST test (RadioAllergoSorbent Test, cioè test radioallergoassorbente) cerca la quantità di IgE nel sangue in circolo: la presenza di immunoglobuline E è la conferma di una reazione allergica in atto. Altri test effettuati sul sangue cercano la quantità di immunoglobuline (elettroforesi sierica) e la quantità di eosinofili (un aumento di eosinofili è un altro indizio a favore di un’allergia in atto). A differenza dei test cutanei, i risultati dell’esame del sangue richiedono diversi giorni di lavorazione perché il campione di sangue deve essere inviato in un laboratorio specialistico per essere analizzato e i risultati inviati al medico che ha effettuato il prelievo.

Vanno menzionati anche altri due tipi di test: il test di provocazione e il test di eliminazione.

Il primo implica l’esposizione del paziente al sospetto allergene, sempre sotto stretto controllo medico, in quanto questo esame potrebbe provocare una reazione severa, se non addirittura uno shock anafilattico. Il secondo tipo di esame, invece, consiste nell’eliminare (soprattutto quando si tratta di allergie alimentari, ma anche nei casi di allergie agli animali domestici) per varie settimane la fonte che scatena l’allergia per provare e avere conferma che sia proprio quello l’allergene che provoca la crisi. L’esame va effettuato in più sedute, anche perché dovrebbe essere condotto senza che il paziente sappia della sospensione di questo allergene, pena il condizionamento psicologico.